venerdì 13 marzo 2009

Pretendere di essere la rivelazione più avanzata non è un atteggiamento antiecumenico?

I Bahà'i apprezzano gli sforzi sinceri che i movimenti ecumenici, specie in campo cristiano e buddhista, dispiegano per unificare e pacificare le diverse espressioni religiose del mondo. Ma essi sanno, per bocca di Bahà'u'llàh che in ogni religione la fase espansiva è seguita da una grigia fase di decadenza. Come rigenerarle, allora, ciascuna e tutte? L'inedita tolleranza che fra le grandi religioni si è manifestata da alcuni decenni è certamente frutto del nuovo spirito unificatore che percorre il mondo da circa un secolo e mezzo. Le religioni numericamente più forti hanno preso finalmente atto che nessuna di loro possiede i mezzi per assorbire le altre. Nella giusta spinta all'unità, nessuna intende rinunciare alla propria identità, formatasi spesso nel sangue del martirio: ma una alleanza di confessioni con storie differenti, vedute teologiche e tradizioni culturali differenti potrebbe mai prendere il posto di una vera religione universale? Come riuscirebbero a convivere organizzazioni maggioritarie come quella cristiana, musulmana o buddhista con le variegate sètte di ogni confessione, alcune che si rifanno al fondamentalismo biblico anglo-americano del 19° secolo, a una visione puritana e quasi medievale del mondo, altre con un crisma nettamente americano come i Mormoni, altre ancora inserite -come le svariate correnti religiose importate dall' India o altrove in Oriente -in una cultura troppo particolare per pretendere alla universalità? Se mai l'ecumenismo arriverà a fondere le diverse chiese esistenti in una organizzazione unica, una somma di debolezze non potrà costituire una forza nuova e rigeneratrice. Lo stesso Vangelo dice che i vecchi otri mal si adattano al vino nuovo (Marco 2:22). Al di là di ogni sincretismo ecumenico, la Fede di Bahà'u'llàh si propone non come fusione o associazione delle chiese esistenti, né come una nuova tradizione religiosa da accettare abiurando la propria tradizione, come fa chi si converta dall'Ebraismo al Cristianesimo, o dal Cristianesimo al Buddhismo. Si propone alla libera ricerca dei credenti di tutte le fedi disponibili a riconoscere nella propria tradizione ragioni che facciano comprendere che quella tradizione non è la definitiva, che non può esistere vera fratellanza religiosa senza una comune Paternità divina, che una nuova energia religiosa non può crearsi a tavolino ma deve sgorgare -come è sempre avvenuto e avverrà- da Dio stesso, e che questa energia deve oggi abbracciare non un solo continente ma tutti i continenti, per creare una nuova civiltà a dimensioni planetarie.